venerdì 14 settembre 2012

L'ARMATURA DI UN CAVALIERE


Il cavaliere medievale era ben armato e dotato di un prestigio che proveniva dalla sua alta qualificazione militare quanto da un sistema di rappresentazioni mentali che scorgeva nel'uono a cavallo il simbolo di valori eroici e sacri connessi alla vittoria sulle forze del male e al complesso di credenze relative all'aldilà, al viaggio nel mondo dei defunti, alla sopravvivenza dell'anima. 
La cavalleria medievale giunge a noi dalal cultura dei Reitervolker che dal IX all'VIII sec. a. C. arrivavano sui balcani mentre ad oriente premevano sulle frontiere cinesi. Solo grazie all'imperatore Wu-ti i confini furono rafforzati con la costruzione della Grande Muraglia e l'introduzione di una cavalleria armata con lunga lancia e spada a doppio taglio costituita da mercenari nobili col compito di affiancare la cavalleria leggera in dotazione agli stessi cinesi.
Il piccolo cavallo non era sufficiente; l'origine del cavallo selvaggio si deve cercare nella regione degli Urali o Altai e la classificazione da seguire è quella di Antonius che distinse i cavalli in 
Occidentali – pesanti
Orientali – leggeri ulteriormente evolutasi in Przeval'skij e tarpan
I cinesi usavano il piccolo Przeval'skij leggero e poco resisitente. Importarono allora una razza occidentale più forte e veloce che non temeva pesi eccessivi e brevi ma violente cariche assolutamente in grado di resistere agli urti e di essere guidato con il moviemento delle gambe e dalal voce del cavaliere. 
Poco tempo dopo l'impero romano conovve uno sviluppo parallelo a quello cinese: fortificazioni e cavalleria corazzata caratterizzata dal Kontos lancia a due manie e dalla corazza a scaglie che avvolgeva il corpo. Essi erano chiamati contarii (che si riferiva alla lancia) e catafracti (che si riferiva alla corazza). 
Secondo Burckhardt tra cavaliere medievale e cavaliere della bassa antichità vi era una diretta dipendenza che si appoggiava ad elemtenti letterari. Le obiezioni sono due: la scarsa efficienza della cavalelria pesante in età tardo antica e la presunta precarietà di uno scontro condotto con le lance a due mani ma senza l'ausilio di un puinto di appoggio per il cavaliere che poi dall'VIII secolo in poi sarà la staffa. Ma da quando si conosce il catafratto si riprende il discorso sul problema dell'equilibrio del cavaliere. Il cavaliere catafratto deve il suo armamento dal IV sec. a. c. tra gli agricolotori dell'attuale Uzbekistan che dovevano difendersi da un popolo iranico, i massageti. La paura degli arcieri del deserto fece la fortuna di una armatura sicura ma scomoda.
Altre fonti pongono la nascita del catafratto nella Bactriana, altri ancora lo dicono sviluppatosi in asia come risposta alla falange macedone, teoria retta dall'associazione tra catafratto e kontos una lancia lunga tre-quattro metri che aveva necessità di stabilità ma soprattutto di equilibrio inteso sia come associazione tra lo stare a cavallo e l'uso di appigli statici; l'affiatamento tra uomo e cavallo e l'addestramento, e infine la sella. 
L'equilibrio era ottenuto per mezzo di supporti mentre il cavaliere premeva le ginocchia contro i fianchi dell'animale e poggiava il bacino alle due faretre sistemate ai lati posteriori della sella, mell'impatto doveva compensare lo squilibrio piegando in avanti la spalla destra per recuperare il baricentro. La lancia a due mani obbligava ad abbandonare le redini durante la carica. Come creare l'affiatamento? Un tirocinio era il solo metodo e deve essere una delle ragioni per la quale i sarmati usavano il cavallo del Ferghana che era docile e non nervoso e quindi adatto alla disciplina. La mancanza della sella avrebbe reso impossibile lo sviluppo della cavalleria pesante: solo una sella comoda e solida avrebbe garantito stabilità ad un cavaliere dotato di armature pesanti. Tra la diffusione del combattimento a cavallo e la modificazione delle armi ci è un certo rapporto. Si veda la spada lunga. La metallurgia dei popoli della steppa aveva reso le armi barbariche migliori di quelle romane (Vegezio). In particolare destò curiosità la damaschinatura ossia un paziente lavoro di sovrapposizione di ferro e strati di acciaio saldati all'anima della lama e sagomati ad incastro. Erano armi molto belle ma anche molto care e ciò fa capire come chi combatteva proveniva dalle elite della società. Contrariamente al gladio usato dai gladiatori, il guerriero a cavallo usava una arma da taglio, lunga che  doveva colpire senza sbilanciarsi. L'arma pesante e lunga non era utile nel combattimento ravvicinato nel quale mancava lo spazio per attaccare, ma divenne il simbolo della cavalleria medievale. Il cavallo era il simbolo del viaggio nell'aldilà e ricopre un ruolo simbolico religioso nelle società iraniche e turco-mongole nelle quali si afferma la cultura del ferro. 

Fonte: La Tradizione Templare, Franco Cardini, Vallecchi

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