venerdì 14 settembre 2012

GERARD DE RIDEFORT, VILE DEMONIO O CAVALIERE DAL CUORE IMMENSO?


Pochi protagonisti della storia hanno subito unanimemente una “damnatio memoriae” come Gerard de Ridefort, Gran Maestro dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme dal 1184 al 1189: accusato di aver portato alla distruzione il Regno in Terrasanta, descritto come avido, arrivista e spregiudicato, tacciato addirittura di viltà e codardia oltre che di aver tramato con i mussulmani contro i suoi stessi fratelli, in nessun testo di storia delle crociate il suo profilo è stato descritto in maniera favorevole, nessun libro di storia ne ricorda le imprese con benevola memoria. Eppure, nonostante tutti questi commenti negativi, a volte addirittura infamanti, qualcosa dentro me non riusciva ad uniformarsi all’unanime giudizio degli storici, qualcosa mi indicava una diversa possibilità di lettura degli eventi.
La Storia è fatta di accadimenti, nomi, date e luoghi, ma in mezzo a tutto questo ci sono gli uomini con le loro motivazioni e con i loro sentimenti, esaminando i fatti accaduti con gli occhiali dell’illuminismo, o comunque della mentalità moderna, dove tutto è regolato dal calcolo e dall’ambizione, probabilmente l’idea che ne ricaveremmo è quella correntemente e quasi unanimemente espressa dagli storici professionisti, ma proviamo a leggere gli stessi eventi con gli occhi del cuore, vediamoli motivati non dal materialismo ma dalla forza dell’Amore, anzi dalla più distruttiva e terrificante delle forze in grado di motivare un uomo, quella che gli fa distruggere se stesso, tutto ciò che più ama e tutto ciò per cui ha vissuto fino a quel momento, parliamo della radice di tutti i mali, della madre di tutte le lacrime: L’Amore Negato. Forse così facendo vedremmo vacillare le nostre certezze e qualche ipotesi diversa comincerebbe a farsi strada, prima nel nostro cuore e poi nella nostra testa, ma se davvero così fosse, forse poi bisognerebbe riscrivere tutti il libri di storia o almeno quelli di Storia delle Crociate…Alla fine degli anni ’70 del XII secolo, probabilmente proveniente dalla Fiandre, arriva in Terrasanta, più precisamente a Botrun, nella Contea di Tripoli, un cavaliere fiammingo (anglo-normanno secondo alcune fonti) in cerca di quella gloria e fortuna, che in patria gli era preclusa in quanto ultimo in ordine di discendenza nel proprio casato. Sicuramente Gerard de Ridefort oggi verrebbe definito una “testa calda”, uno che prima agisce e poi pensa alle conseguenze delle proprie azioni, un misto di temerarietà ed impulsività, ma si poteva immaginare di partire per la Terrasanta, destinazione di cui si ignorava pressoché tutto per andare a combattere i Turchi, i più feroci nemici che la Cristianità avesse mai incontrato, se si fosse stati delle persone equilibrate e timorose?
Faremmo fatica a trovare un cavaliere crociato che oggi non verrebbe definito “un pazzo scatenato”.
Gerard de Ridefort si mette immediatamente in mostra per determinazione ed intraprendenza finché si ritrova a porre la propria spada al servizio del Conte Raimondo III di Tripoli, discendente del Conte Raimondo I di Saint Gilles, eroe provenzale della I Crociata, reggente della Contea di Tripoli, territori oggi corrispondenti all’attuale Libano ed alla parte nord orientale di Israele.

La radice di tutti i Mali: l’Amore Negato

Qui inizia la lacerazione, da qui parte lo strappo con l’altro protagonista della Storia, colui che fino ad un attimo prima era il benevolo signore a cui venivano fedelmente dedicati i propri servigi, anche a rischio della vita, ed un attimo dopo diventa il più odiato dei nemici, colui che orienterà verso il male tutto il resto della vicenda.

I° atto della Tragedia: La Promessa Tradita

Gerard incontra Lucia, bellissima fanciulla siriana, di nobile e ricca discendenza, se ne innamora perdutamente e ne chiede la mano al Conte Raimondo, tutore della ragazza in quanto orfana di entrambi i genitori. Il Conte Raimondo, titolato al ruolo di tutore in veste di reggente della Contea, acconsente, ma poco dopo gli si presenta innanzi un ricco mercante pisano, che, a sua volta infatuatosi della bella fanciulla, mette sulla bilancia del Conte l’equivalente del peso della ragazza in oro, 63 kg di lingotti d’oro, uno sull’altro! Il Conte supera brillantemente l’imbarazzo per aver già promesso la ragazza e senza pensarci su più di tanto, la sfila dai sogni del cavaliere e la consegna in pompa magna al ricco commerciante italiano. Due sgarbi non andavano mai fatti ad un cavaliere medievale: venire meno alla parola d’onore data e toccare la donna della sua vita, il Conte Raimondo in un sol colpo li aveva fatti entrambi! Gerard de Ridefort con il cuore spezzato compie due giuramenti: ritenendo che per il mercante pisano non valesse neanche la pena sporcare di sangue la sua spada, giura odio eterno al Conte Raimondo promettendogli che gliela avrebbe fatta pagare, ed addirittura ammalandosi per il dolore, giura che non potendo avere la “sua” Lucia non avrebbe voluto più nessun’altra donna, fa quindi voto di castità e si unisce ai Templari. Da quel momento in poi Gerard de Ridefort perderà totalmente interesse per la propria vita e unendo la propria feroce avversione per i Turchi al suo valore militare, inseguirà una gloriosa morte da martire della fede, gettandosi in azioni la cui temerarietà sconfina nell’incoscienza. Ma se è vero che più fuggi dalla Falce della Morte più essa ti scova ovunque, così più la cerchi più Lei ti beffa ignorandoti, e così un’impresa dopo l’altra un’azione folle dopo l’altra, Gerard de Ridefort scala tutte le gerarchie dell’Ordine dei Templari ed in un lasso di tempo incredibilmente breve diventa Gran Maestro dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme, in pratica la più alta carica della Cristianità dopo il Papa, superiore addirittura ai Re di Francia ed al Re d’Inghilterra.
Riflessioni sul I° atto della Tragedia; è incredibile che nel commentare gli eventi di quello che qui chiamiamo il I° atto della tragedia, tutti gli storici concordino nel tracciare una linea di giudizio che resterà poi invariata per tutto il prosieguo della triste vicenda, affibbiando al Ridefort il ruolo di “cattivo” mosso solo dall’ambizione di mettere le mani sulla ricca dote della ragazza e tralascino il gravissimo gesto del Conte, ritenuto sempre “saggio e buono”, che invece obbiettivamente venne meno alla parola data, lui sì che lo fece per interesse, e che interesse: 63 kg d’oro! Non va tralasciato che il Conte Raimondo era pesantemente indebitato con l’Ordine dei Cavalieri dell’Ospedale di San Giovanni, i cosiddetti “Ospedalieri”, che pagarono l’ingentissimo riscatto per la sua libertà quando fu preso prigioniero da Nur ed Din e rinchiuso con Rinaldo di Chatillon in quel vero e proprio inferno che erano i sotterranei delle prigioni di Aleppo, riscatto che per Rinaldo non fu pagato, e che gli costò diciassette anni di terribile prigionia, questo passaggio oltre che alimentare i dubbi sull’ambiguità del Conte (perché non si adoperò anche per Rinaldo ma solo per sé?) forse ci chiarisce, oltre al bisogno di denaro per saldare il suo debito con gli Ospedalieri, anche perché Gerard de Ridefort e Rinaldo di Chatillon finirono per fare fronte comune contro i loro avversari tra loro alleati, l’odio di Gerard verso il Conte Raimondo infatti, era pari al risentimento di Rinaldo verso gli Ospedalieri, oltre che verso lo stesso Conte.
Ancora: unirsi ai Templari voleva dire fare voto di Obbedienza, Povertà e Castità, se il Ridefort fosse stato un venale ed un corrotto, avrebbe mai potuto prendere questi voti? Se fosse stato un vile ed un soggetto interessato solo ai valori materiali, avrebbe mai potuto scalare in così breve tempo tutti i gradi dell’Ordine dei Templari, ed arrivare al ruolo di Gran Maestro, ovvero di Migliore tra i Migliori sia nelle Armi che nella Fede?
Se Gerard de Ridefort fosse stato un ambiguo personaggio avrebbe potuto conseguire i suoi bassi scopi terreni, quelli che gli sono stati attribuiti dagli storici, unendosi a qualcuno dei tanti Baroni laici che operavano e prosperavano in Terrasanta, come appunto era il conte Raimondo e non certo entrando nei Templari, veri e propri esempi di Virtù in Terra.


II° atto della Tragedia: Ambiguo Accordo, Permesso Scellerato

Primo maggio 1187, il conte Raimondo III da Tripoli consente, a seguito di uno scellerato accordo con Salah ed Din, accordo di cui troppi aspetti restano ancora misteriosi, il passaggio di un grosso contingente turco (7-8000 uomini circa) nei suoi territori. Questa incursione in futuro si rivelerà letale per il Regno di Gerusalemme. Con quella perlustrazione i Turchi poterono tracciare una precisa mappa dei pozzi e delle sorgenti della zona, che poi, poco prima della tragica battaglia di Hattin, avrebbero interrato ed avvelenato, privando uomini e cavalli dell’esercito crociato dell’indispensabile rifornimento di acqua in quel torrido e tragico 4 luglio del 1187. A guidare il contingente turco c’erano Taqui ed Din ed Al Afdal, valorosissimi generali rispettivamente nipote e figlio del Sultano Salah ed Din. Quando il Ridefort venne a sapere della presenza dell’esercito turco in territorio cristiano, immediatamente raccolse gli 80 Templari della vicina guarnigione di Le Fève, 10 cavalieri Ospedalieri, tra cui il loro Gran Maestro Roger de Moulin più altri 40 cavalieri laici e si precipitò alle sorgenti di Cresson, dove l’esercito turco stava dissetandosi ed abbeverando i cavalli.
A questo punto tutti gli storici all’unisono riportano il celeberrimo dialogo tra i due Gran Maestri degli Ordini religioso-militari:
Roger de Moulin: “E’ una follia attaccare in tale inferiorità numerica!”
Gerard de Ridefort: “Maestro, vedo che tenete più alla vostra bella testa bionda che al vostro onore…”
Roger de Moulin: “Io morirò combattendo come si addice ad un cavaliere, Voi fuggirete come un vile!”
La carica che seguì fu di una tale violenza, che, come riporta un famoso cronachista arabo, fece letteralmente venire i capelli bianchi ai turchi, i quali, però appena resisi conto della esigua consistenza del contingente crociato si riorganizzarono velocemente e, forti dei loro oltre 7000 uomini, finirono per avere inevitabilmente la meglio sui 140 cavalieri crociati. Nonostante il valore con cui si batterono i cristiani, ed in particolare i Templari, la strage fu totale, si salvarono due o forse tre cavalieri crociati tra cui il Ridefort, la testa del Gran Maestro Roger de Moulin fu esposta in bella mostra su una picca mussulmana.
Riflessioni sul II° atto della Tragedia; anche qui tutti gli storici unanimemente ed in maniera incredibilmente omologata, sottolineano due aspetti di questo II° atto della Tragedia, la dissennata carica ordinata dal Gran Maestro del Tempio e la “strana” coincidenza che volle che proprio Lui, quasi unico, alla fine salvò la pelle. Forse gli esperti storici professionisti dimenticano nell’occasione che i Templari non chiedevano mai quanti erano i nemici, ma unicamente dove essi fossero, e Gerard de Ridefort così fece, inoltre se fosse stato un vile pronto a svignarsela quando le cose si mettevano male, con quale certezza di farla franca si sarebbe gettato in una mischia talmente disperata? Come poteva essere sicuro che una freccia vagante non lo colpisse o che il suo cavallo non inciampasse in un corpo giacente a terra o su di un sasso? Semplicemente Gerard de Ridefort si comportò come tanti, forse tutti i suoi fratelli del Tempio avrebbero fatto, battendosi con Forza e Fede senza curarsi di niente altro! Piuttosto alcuni interrogativi sorgono spontanei, interrogativi stranamente sfuggiti agli storici: perché il Conte Raimondo accordò lo scellerato permesso? Soprattutto, cosa ne ebbe in cambio? Alla luce della tragica battaglia di Hattin, avvenuta di lì a poche settimane, decisa a favore dei mussulmani proprio a causa della mancanza di acqua in cui vennero a trovarsi i Crociati, chi fu il vero responsabile di quella disfatta, l’ambiguo Conte o il temerario Gran Maestro?

III° atto della Tragedia: La Disfatta

4 luglio 1187, Corni di Hattin presso il Lago di Tiberiade, giorno infausto per la Cristianità, giorno della disfatta più disastrosa della Storia delle Crociate, giorno che portò all’annientamento della forza militare Crociata in Terrasanta spianando all’Islam la strada per la riconquista di Gerusalemme. Salah ed Din aveva raccolto intorno sé il più grande esercito che l’Islam avesse mai visto. Tutto il mondo mussulmano, dimenticando antichi rancori ed eterne rivalità, aveva risposto compatto alla sua chiamata al Jihad. Ad Acri, intanto, si teneva il consiglio di guerra Crociato, presieduto da Guido di Lusignano, inadeguato Re di Gerusalemme, erano con lui, il discendente del grande Boemondo, reggente del Principato di Antiochia, il Conte Raimondo III da Tripoli, il Gran Maestro dell’Ordine degli Ospedalieri e lui, Gerard de Ridefort, Gran Maestro dell’Ordine del Tempio di Gerusalemme. Si trovavano così ora, faccia a faccia, costretti a fare fronte comune contro l’incombente minaccia mussulmana, i due acerrimi nemici, il Conte Raimondo e Gerard de Ridefort, nel suo nuovo straordinario ruolo di Gran Maestro dei Templari. Nel frattempo Salah ed Din aveva preso il Castello di Tiberiade, proprietà del Conte Raimondo e teneva prigioniera sua moglie Eschiva ed i loro figli; incredibilmente, nell’acceso consiglio di guerra, Gerard de Ridefort sosteneva che bisognava urgentemente accorrere in loro soccorso, non potendo tollerare che fossero in mano dei Turchi, mentre il Conte Raimondo sosteneva di non preoccuparsi in quanto, come poi fu, era solo un’esca per attirali nella piana di Hattin dove si sarebbero trovati a mal partito per la mancanza di acqua.
Gerard de Ridefort si scagliò contro il suo rivale accusandolo di codardia e di trafficare sottobanco con Salah ed Din, dapprima il Re, Guido di Lusignano, decise di seguire il consiglio del Conte, attendendo che fossero i mussulmani a muovere verso Acri, ma poi l’insistenza di Gerard de Ridefort e di Rinaldo di Chatillon lo convinse a muovere verso Tiberiade, finendo così dritto dritto nella trappola preparata dal Sultano.  L’esercito crociato sfinito da due giorni di marcia senza una goccia di acqua sotto il cocente sole di Luglio della Palestina, affrontò stremato la battaglia decisiva e nonostante eroici prodigi di valore andò incontro ad una orribile sorte già segnata.
Solo il Conte Raimondo riuscì a passare con i suoi uomini tra le fila turche e trarsi in salvo a Tripoli nella sua contea, tutti gli altri finirono massacrati o fatti prigionieri, il solitamente misericordioso Salah ed Din fu spietato con i cavalieri Templari, temutissimi dal Sultano per il loro valore militare e per l’integrità della loro Fede, ordinando ai fanatici mistici presenti nel campo di farne orribile scempio. Ai 300 cavalieri dei due Ordini fu proposto di scegliere tra abiurare la fede cristiana e una crudelissima morte, non uno abiurò: questi erano I Templari! è bene tenerlo sempre a mente.
Fu graziato il Re Guido di Lusignano, in quanto come disse il Sultano “un Re non uccide un altro Re” ed incredibilmente, girandogli la Morte ancora una volta le spalle, unico tra i Templari, fu risparmiato Gerard de Ridefort, usato poi come riscatto per ottenere in cambio la fortezza di Gaza, in cui 10 anni prima gli 80 Templari della guarnigione avevano tenuto in scacco, umiliandoli, i 30.000 uomini mandati dal Sultano ad assediarla.
Riflessioni sul III° atto della Tragedia: ancora una volta registriamo i commenti unanimi degli storici nel valutare “saggio ed illuminato” il comportamento del Conte Raimondo e bollando come “irresponsabile e dissennato” il ruolo avuto dal Maestro Gerard de Ridefort nel consiglio di guerra, oltre che insinuando dubbi sulla sua mancata esecuzione con gli altri Templari ad Hattin. Ma tanta saggezza ed assennatezza da parte del Conte da dove veniva? Forse quando concesse lo scellerato passaggio, il Conte era a conoscenza del piano del Sultano di avvelenare ed interrare i pozzi, piano che invece ovviamente il Ridefort ignorava? E forse la certezza che alla propria moglie ed ai propri figli non sarebbe stato torto neanche un capello da dove veniva? Forse faceva parte del “pacchetto di scambio” per lo scellerato permesso? E come poté, unico il Conte con i suoi uomini, attraversare indenne le linee turche durante la battaglia di Hattin, riuscendo tranquillamente in quello che le tremende e violentissime cariche degli altri crociati non erano riusciti? Forse rientrava anche questo nel vergognoso scambio per il passaggio nei suoi territori?  Come si può sorvolare su questi aspetti e magari censurare il Gran Maestro del Tempio per aver voluto muovere subito battaglia ai turchi cercando di portare soccorso ad una nobildonna ed ai suoi figli tenuti in ostaggio dai mussulmani?E come si può pensare che sia dipeso da lui salvare la pelle ad Hattin? Come se il Sultano non disponesse a suo piacimento della sorte dei prigionieri e non fosse solo un utilitaristico calcolo a suggerire a Salah ed Din di risparmiare Ridefort per ottenere in cambio la fortezza di Gaza fino allora dimostratasi imprendibile?

IV° atto della Tragedia: La Fine, Finalmente

4 ottobre 1189, due anni dopo Hattin e dopo la caduta di Gerusalemme, mentre il “buono e saggio” Conte Raimondo, al sicuro tra le mura della fortezza di famiglia a Tripoli, moriva di crepacuore, forse schiacciato dai troppi rimorsi, il “vile e calcolatore” Gerard de Ridefort, insieme con l’ormai ex Re Guido di Lusignano, ricompattava quello che restava dell’esercito crociato e, lanciandosi alle porte di Acri nell’ennesimo “sconsiderato” scontro con i Turchi, questa volta trovava, e finalmente prendeva per mano, quella Morte che inutilmente inseguiva dal giorno in cui, tradendo la parola data, il Conte Raimondo gli aveva negato l’Amore della sua Lucia togliendogliela per sempre.

Conclusione

Chissà, forse è questa la vera storia di Gerard de Ridefort o forse è solo la storia di un cavaliere che mi è piaciuto immaginare così, troppo coraggioso e troppo romantico perfino per i Giganti del suo Tempo.
Le riflessioni finali le lascio a chi avrà avuto la pazienza di leggere queste pagine, le mie sono nate leggendo i testi di seguito riportati, da cui è stata tratta quest’altra incredibile Storia di quella grande epopea che fu Il Romanzo delle Crociate.

Bibliografia

S. Runciman Storia delle Crociate - J. Richard La Grande Storia delle Crociate - J.F. Michaud Storia delle Crociate - G. Hindley Saladino eroe dell’Islam - G. Ligato La Croce in Catene - F. Cardini, J. Flori, A. Demurger, B. Frale, M. Introvigne, ecc. Monaci in Armi - C. Kostic L’Assedio di Gerusalemme - G. Lerner Crociate - J. Phillips Le Prime Crociate - T.F. Madden Le Crociate, una Storia Nuova - J. Reston Storia della Terza Crociata - R. Grousset La Storia delle Crociate - G. Bordonove Le Crociate - P.P. Read La Vera Storia dei Templari - M. Barber La Storia dei Templari - M. Moiraghi L’Italiano che fondò i Templari - V. Croce I Templari - B. Frale I Templari - A. Demurger I Cavalieri di Cristo - R. Barber Cavalieri del Medioevo - G. Bordonove La vita quotidiana dei Templari nel XIII secolo - A. Demurger Crociate e Crociati nel Medioevo - R. Stark Gli Eserciti di Dio - J. Reston Mastini di Dio - J. Flori La Guerra Santa - F. Cardini In Terrasanta - F. Cardini Le Crociate in Terrasanta nel Medioevo - J.R.Smith Breve Storia delle Crociate - F. Cardini S. della Seta Il guardiano del Santo Sepolcro - F. Gabrieli Storici Arabi delle Crociate - A. Maalouf Le Crociate viste dagli Arabi - Voltaire Storia delle Crociate - F. Cardini I Templari - J. Guillou Il Saladino - F. Cardini Avventure di un povero Crociato - D. Crouch I Normanni - R. Allen Brown Storia dei Normanni - F. Cuomo Gli Ordini Cavallereschi - L. Gatto La Grande Storia del Medioevo

Articolo di Fabio Ponti pubblicato sul sito www.talentonellastoria.com. L'articolo non può essere nè parzialmente nè totalmente copiato se non con il consenso scritto dell'autore. 

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